Consapevolezza, forse è proprio da questa parola che bisogna partire: un approccio consapevole rispetto al futuro e alla gestione delle complessità per chi si occupa di Security aziendale.
Essere consapevoli appunto che il futuro imporrà una gestione dei rischi basata su un mondo complesso, dove i progressi nella tecnologia forniranno il potenziale per affrontare problemi come il cambiamento climatico e le malattie, ma possono anche provocare nuove tensioni.
La salute, l’istruzione e la prosperità delle famiglie saranno espressioni difficili da sostenere a causa dei “venti contrari” causati, non solo dagli effetti della pandemia, ma anche dall’invecchiamento della popolazione e da una crescita economica potenzialmente più lenta.
Vivremo in un mondo maggiormente interconnesso ma sempre più multipolare, alimentato da significative politiche di potenza, demografiche, tecnologiche che accentueranno le divisioni ed i contrasti sui modelli di governance. Si creeranno rivalità statuali e non, vi sarà un’erosione della fiducia nei governi e nelle istituzioni: un “divario di fiducia” tra i cittadini.
Questo già è percepibile sul presente, dove l’inflazione, il disallineamento tra domanda e offerta sui prodotti di mercato e l’interruzione delle catene di servizio convivono con una fetta della società che si sta sempre più impoverendo, che vede diminuire esponenzialmente il suo potere di acquisto e un debito pubblico che cresce sempre di più e che graverà pesantemente sui giovani di oggi.
Le dinamiche “stressor” date dalla pandemia aiutano per così dire e amplificano i rischi legati alle tensioni sociali, nonché alla salute stessa dei lavoratori, che potrebbero essere più soggetti ad atteggiamenti di aggressività, oltre ad avere una minore percezione dei pericoli, esterni al contagio, che stanno loro attorno.
Quindi il professionista della Security deve agire nella consapevolezza che non siamo lungo una strada per uscire da qualcosa, bensì stiamo entrando in una nuova era, quella della “complessità reale”, caratterizzata tanto a livello nazionale quanto globale dalla crisi dei modelli economico-finanziari, dal potenziamento di una transizione ecologica fattivamente sostenibile, dalla rivoluzione e mutamento tecnosociale identitario, dalle ineguaglianze e dal conflitto sociale.
Serve dunque sviluppare un modello sistemico di Risk management, con il quale aiutare la direzione ad avere una panoramica oggettiva del contesto scegliendo di mettersi in una posizione preventiva, con l’obiettivo di ridurre l’effetto di un possibile danno. Perché vivere nell’incertezza e non nella consapevolezza vuol dire non conoscere costantemente la lunghezza, l’ampiezza e la profondità dell’effetto del danno; quindi automaticamente non saper cogliere le opportunità che il prossimo futuro ci mette a disposizione.
コメント