Alla domanda “Come stai?”, che tutti noi poniamo e ci sentiamo porre più volte al giorno, seguono solitamente delle risposte che riflettono una rapida e decisamente approssimativa valutazione del proprio generale stato fisico ed emotivo percepito in quel momento. Sappiamo che nelle interazioni sociali quotidiane la persona che ci chiede come stai non è interessata a un referto clinico dettagliato sulla nostra salute e siamo abituati a considerare questo scambio comunicativo come una convenzione sociale da liquidare in fretta con una risposta di cortesia prima di passare al nocciolo della questione.
Di fatto, in queste occasioni operiamo delle iper-semplificazioni del concetto di benessere, che è in realtà ben più complesso e articolato. Ce ne accorgiamo più facilmente quando non stiamo bene perché, ad esempio, abbiamo un dolore fisico, una notizia ci ha reso molto tristi, ci sentiamo soli, stressati oppure perché stiamo attraversando un momento di “crisi” interiore. È soprattutto in queste situazioni che riusciamo a raggiungere un maggiore livello di introspezione e specificità riguardo a ciò che ci sta facendo male e ci rende infelici.
Ciò suggerisce che il benessere sia una dimensione multifattoriale che include la condizione fisica, emotiva, mentale, sociale e anche “spirituale”. Ma cosa significa “benessere”?
L’OMS definisce il concetto di salute – che qui per semplicità consideriamo sinonimo di benessere - come “la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alla sfide sociali, fisiche ed emotive”. Una definizione, questa, più che mai oggi pertinente e vicina, seppur in modi differenti, alle esperienze che tutti noi possiamo aver vissuto negli ultimi anni dallo scoppio della pandemia Covid-19. Per molti non è stato facile fronteggiare un simile susseguirsi di eventi, e innumerevoli studi scientifici concordano infatti sulle conseguenze e gli impatti a lungo termine del Covid, soprattutto quelle inerenti la salute mentale. La pandemia ha fatto sì che si portasse maggiore attenzione ad aspetti che prima erano per lo più considerati come un adempimento, a volte anche scomodo e fastidioso, di obblighi normativi in materia di stress lavoro-correlato. Si è iniziato a comprendere che stare bene significa molto più che non stare male e che i vantaggi della prevenzione e della promozione del benessere superano di gran lunga i costi della gestione del malessere. Sempre più organizzazioni decidono oggi di investire sulla cura delle proprie persone, della comunità aziendale e delle relazioni: la tutela della salute - fisica e psicologica - diventa un elemento strategico per il business.
Nell’ambito lavorativo, salute e programmi di benessere, sono tematiche particolarmente importanti per tutti coloro che si occupano della sicurezza del patrimonio e delle persone (Security e Safety): queste figure, infatti, per la natura dei compiti che devono svolgere, hanno la responsabilità di gestire rapidamente eventuali emergenze e sono portate a essere costantemente attivate e in allerta verso ciò che può costituire un potenziale evento avverso, un rischio. Tale attivazione può facilitare quei processi legati allo stress che portano a effetti negativi per la salute fisica e mentale, e che riducono significativamente l’efficienza della prestazione.
Ecco che allora si rivela di grande valore prendersi cura proprio di quelle persone che, a loro volta, sono preposte alla protezione dell’organizzazione e di chi ne fa parte.
Ma cosa fare concretamente per alimentare il benessere? Se le metodologie per la valutazione dello stress sono generalmente standardizzate, non esistono percorsi definitivi di promozione del benessere e questo rende difficile per le aziende capire come muoversi e che tipo di percorsi e iniziative intraprendere. Come Scuola Internazionale Etica & Sicurezza, abbiamo pensato a una serie di appuntamenti per il 2023, “I Mercoledì del Benessere”, proprio per aiutare persone e organizzazioni a conoscere meglio le diverse prospettive del benessere – fisiologica, emotiva, cognitiva e sociale – su cui si può agire e, soprattutto, far scoprire quelle pratiche che possono essere adottate in modo semplice e strutturato per sé e per la propria organizzazione.
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